CUNEO E LA RESISTENZA

Il 26 luglio del 1943 Duccio Galimberti esorta la folla radunatasi nella piazza principale di Cuneo a prendere in mano il proprio destino e opporsi al nazifascismo. Inizia idealmente la Resistenza, di cui l'intero territorio cuneese è custode consapevole. Partiamo quindi da quella piazza, oggi intitolata proprio a Galimberti, per un viaggio lungo sentieri partigiani e testimonianze di libertà.

Tancredi Galimberti, detto Duccio, è uno dei personaggi simbolo della Resistenza nel cuneese. La sua casa, affacciata sulla piazza principale di Cuneo, è oggi un museo dove si mantiene vivo il percorso intellettuale e politico che spinse questo avvocato appartenente all’alta borghesia a combattere il fascismo a costo della sua stessa vita. Da qui partono idealmente una quarantina di Sentieri della libertà, dedicati ai temi della guerra, della persecuzione razziale e della Resistenza. 

Uno dei più spettacolari conduce fino in alta Valle Maira, a Saretto di Acceglio. Qui, il 31 maggio 1944, la resistenza italiana e i maquisards francesi sanciscono i patti di solidarietà, collaborazione e lotta contro la dominazione nazifascista. Galimberti è tra i rappresentanti del Comitato di Liberazione Nazionale che partecipano agli incontri tra le parti, momenti profetici dove già si guardava a una libera comunità europea.

Tante le lapidi, i rifugi, i musei ed ecomusei che ancora oggi mantengono in vita i valori della Resistenza. La memoria antifascista a Cuneo, città decorata con la medaglia d’oro al Valor Militare e sede di un Istituto Storico dedicato, è ben rappresentata al Parco della Resistenza, con il grande monumento dell’artista Umberto Mastroianni. Nell'atrio del palazzo comunale della città, in segno di protesta per la scarcerazione del criminale nazista Albert Kesselring, ecco la celebre epigrafe dettata da Piero Calamandrei. Una lapide "ad ignominia", recante la data del 4 dicembre 1952, ottavo anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti, che nel ‘44 fu catturato e assassinato dai nazifascisti. 

Nella vicina Borgo San Dalmazzo si trova invece il commovente Memoriale della Deportazione, simbolicamente posto accanto alla stazione ferroviaria da cui furono deportati 357 ebrei, e MEMO4345, percorso didattico che ha lo scopo di narrare la Shoah partendo proprio dagli avvenimenti cuneesi. A poca distanza Boves, città medaglia d'oro al Valor Civile e Militare, vittima di rappresaglia nazista il 19 settembre 1943 e ancora tra il 31 dicembre 1943 e il 3 gennaio 1944. Di grande impatto anche il Sacrario di San Bernardo a Bastia Mondovì, dedicato ai caduti della Lotta di Liberazione, posto in posizione panoramica sulle colline monregalesi.

In Valle Gesso, a 1.910 metri di altitudine, uno dei più conosciuti rifugi delle Alpi Marittime è intitolato a Dante Livio Bianco, altra carismatica figura della Resistenza cuneese, con cui Duccio Galimberti costituisce, all’indomani dell’8 settembre, “Italia Libera”, una delle prime bande partigiane. All'inizio la base della formazione si trova a Madonna del Colletto, nella piccola cappella sul crinale tra Valle Gesso e Valle Stura. Ma è a Paraloup, a 1.360 metri di quota, che la banda, a cui nel febbraio del ’44 si unisce il futuro scrittore Nuto Revelli, ha il suo vero sviluppo politico e militare. La borgata, ricostruita con un progetto architettonico innovativo e sostenibile, sede di eventi, attività culturali e aperta al pubblico per l’ospitalità in alta montagna, è oggi luogo di una duplice memoria: quella della guerra partigiana e quella della vita contadina.

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