TRINITÀ

FEUDO DEI CONTI COSTA

Trinità, piccolo borgo nella campagna fossanese, è strettamente legata alla vicina Sant’Albano Stura fino al 1412. Proprio in quell’anno il conte Ludovico Costa, signore di Bene e Carrù, ottiene i diritti sul paese grazie agli Acaja di Fossano. I suoi abitanti sono soprannominati Brusatà, bruciacchiati, per gli incendi e le sanguinose battaglie che nei secoli hanno dovuto affrontare.

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Sulla piazza centrale di Trinità si affacciano diversi edifici storici. Colpisce l’imponente chiesa della Santissima Trinità con i suoi 21 metri di altezza, 22,5 di larghezza e 41 di lunghezza. Costruita in uno stile tra barocco e neoclassico, la chiesa nasce dal progetto dell’architetto doglianese Giovanni Battista Borra e viene consacrata nel 1797.

Sempre su piazza Umberto I svetta il campanile romanico dell'antica parrocchiale (XV secolo), affiancato da una parte dal palazzo dei Conti Costa e dall’altra dalla chiesa della Confraternita di San Giovanni Evangelista, detta dei Battuti Rossi, dove si trova un dipinto del pittore cheraschese Sebastiano Taricco. Nel capoluogo e nelle frazioni sono presenti numerose cappelle, molte delle quali possiedono affreschi di valore.

A Carnevale il borgo si anima con il gran veglione animato dalle maschere del Conte Giorgio Maria Costa e di sua moglie Luciana di Girolamo Roero. Imperdibili le sfilate dei carretti allegorici tirati a mano per le vie del paese.

Nell’ultimo weekend di novembre, nell’ambito della festa che celebra il suo antico patrono San Francesco Saverio, Trinità propone la Fera dij Pocio e dij Bigat. Il termine dialettale pocio indica le nespole, frutto povero introdotto in Piemonte grazie ai Romani, mentre i bigat non sono altro che i bachi da seta, in passato ampiamente allevati nelle campagne cuneesi per la produzione del prezioso tessuto.

Trinità ha dato i natali a molti personaggi illustri, tra cui Padre Antonio Ferrua, archeologo gesuita tra i responsabili delle ricerche condotte sotto la Basilica Vaticana per individuare la tomba di San Pietro, e Pascale Oddone, insigne pittore attivo nella prima metà del Cinquecento.

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