3 LUOGHI DA VISITARE IN OCCASIONE DELLA GIORNATA DELLA MEMORIA (27 GENNAIO)

Il 27 gennaio, anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, si ricordano le vittime dell’Olocausto durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche in provincia di Cuneo i deportati si contano in grande numero. Per omaggiare il loro ricordo, vi proponiamo tre cittadine che ancora portano le ferite di questo buio periodo e che raccontano la secolare presenza ebraica in terra piemontese.

Da non perdere

Il Memoriale della Deportazione di Borgo San Dalmazzo

Contrada Mondovì a Cuneo

I rioni di Mondovì e le "targhette della memoria"

La cittadina di Borgo San Dalmazzo dal 2001 vanta la Medaglia d'Oro al Merito Civile per l’umanità dimostrata durante la persecuzione, tra gli altri, di ebrei e dissidenti politici durante il regime Fascista. Tra l’8 e il 13 settembre del ’43, un gruppo di circa 800 profughi ebrei attraversa il confine francese e la Valle Gesso, ma viene fermato dalle SS naziste proprio a Borgo San Dalmazzo. 329 di loro vengono catturati e portati ad Auschwitz. Nei giorni successivi, altri ebrei giungono nella cittadina per essere internati nell'ex-caserma degli Alpini e poi, di nuovo, su treni per il campo di concentramento polacco. Dei 354 partiti sono appena 21 coloro che riescono a sopravvivere. Oggi una scuola ha preso il posto della caserma e, nella vicina stazione ferroviaria, si trova un monumento dedicato ai deportati. Davanti a tre vagoni sfilano i nomi delle persone partite, incise in lastre fissate a terra. In piedi i nomi dei pochi sopravvissuti, a riconoscimento della loro tenacia e forza esemplare. La loro storia è narrata all'interno dell'adiacente ex chiesa di Sant'Anna, attraverso il percorso multimediale MEMO4345.


La presenza ebraica nella città di Cuneo  ha radici antiche. Già nel 1406 alcuni ebrei in arrivo dalla Provenza hanno la possibilità di risiedervi e avviare attività di prestito. Pochi anni dopo sono costretti a radunarsi in un unico punto della città, che dal 1724 diventa il ghetto: Contrada Mondovì. La bella via pedonale mostra oggi i segni del suo precedente status, partendo proprio dalla sinagoga, che reca ancora la scritta in ebraico «Essi mi faranno un santuario e abiterò in mezzo a loro» (Es 25,8).  Non più presenti, sono invece i quattro cancelli che nei secoli passati chiudevano il ghetto ogni notte. Agli ebrei si deve anche il mercato del martedì, un tempo tenuto il sabato, che fu spostato per far partecipare anche la comunità israelitica come ringraziamento per l'aiuto fornito in occasione dell'assedio del 1641.


A differenza di quella cuneese, la sinagoga di Mondovì  è rintracciabile solo a patto di conoscere la città. Nascosta in un edificio di via Vico, la strada che connette Mondovì Piazza con il rione di Breo e Vicoforte, si trova nel cuore dell’antico ghetto. L’interno della struttura è rimasto immutato, con le sue decorazioni settecentesche e l’aula scolastica. Se non rimangono molte tracce visibili della comunità ebraica mondovìta, possiamo invece trovare memoria delle vittime della Shoah tra le strade di Breo, la parte bassa della città. Una serie di “targhette della memoria” incastonate nel porfido ricordano coloro che hanno vissuto sulla propria pelle questa terribile pagina di storia. Tra i sopravvissuti Marco Levi, l’ultimo ebreo di Mondovì, proprietario delle Ceramiche Besio, in quegli anni costretto a nascondersi per mesi tra le montagne per evitare la cattura. Grazie a questo importante personaggio si deve la realizzazione del Museo della Ceramica, da lui fortemente voluto e oggi a lui intitolato.

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