IL FORTE DI CEVA

Un bastione tra storia, leggende e panorami mozzafiato

Arroccato sulla collina che sovrasta la città, il Forte di Ceva domina il paesaggio cebano con i suoi resti suggestivi e carichi di memoria. Un tempo baluardo strategico del Ducato di Savoia, oggi luogo di scoperta e contemplazione, dove storia e natura si incontrano e dove le antiche pietre raccontano vicende di guerre, resistenze e devozione. Il Forte è visitabile grazie al lavoro del Comune e dell’associazione Itur, che ne cura l’apertura e l’accoglienza turistica.

Orari

Orari di apertura 2025

Da maggio a fine settembre 2025, tutte le domeniche e nei giorni festivi, le guide accompagnano i visitatori lungo un percorso che attraversa bastioni, gallerie e luoghi simbolici, con partenza ogni ora dalle 10 alle 17. Le visite, adatte a tutte le età, durano circa un’ora e offrono uno sguardo immersivo nella storia e nell’architettura del sito.

Prima di partire verifica l'apertura contattando i riferimenti indicati.

Tel.:

+39 0174 553 069

+39 389 2844 372


Email: info@fortediceva.it
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Arroccato sulla collina che sovrasta la città, il Forte di Ceva domina il paesaggio cebano con i suoi resti suggestivi e carichi di memoria. Un tempo baluardo strategico del Ducato di Savoia, oggi luogo di scoperta e contemplazione, dove storia e natura si incontrano e dove le antiche pietre raccontano vicende di guerre, resistenze e devozione. Il Forte è facilmente raggiungibile a piedi dal centro storico di Ceva, attraverso un sentiero panoramico che sale dolcemente tra il verde. È una meta ideale per gite giornaliere, escursioni scolastiche o semplicemente per chi desidera immergersi nella quiete di un luogo ricco di suggestioni. Qui, tra le pietre antiche e i silenzi sospesi, il passato sembra ancora vivo, pronto a raccontarsi a chi sa ascoltare.


La sua origine risale al XVI secolo, in un contesto di turbolenti scontri tra la Francia e i Savoia. Alcune fonti attribuiscono la costruzione iniziale al duca Carlo III come tentativo di arginare l’avanzata francese verso il Piemonte. Altri storici sostengono che nel 1553 furono invece i francesi, una volta conquistata Ceva, a iniziare i lavori per erigere il forte. Le testimonianze archivistiche parlano comunque di una presenza militare stabile già dal 1555, e non è da escludere che fortificazioni precedenti risalissero persino al 1542. A partire dalla pace di Cateau-Cambrésis, nel 1559, fu il duca Emanuele Filiberto a dare nuovo slancio alla costruzione del Forte, inserendolo in un più ampio progetto di rafforzamento difensivo. Durante gli scavi, secondo la tradizione, fu rinvenuto un simulacro della Madonna, che divenne presto oggetto di devozione popolare: la cosiddetta “Madonna del Forte” venerata come protettrice del presidio e della città. Nel Seicento, il Forte fu al centro di numerosi progetti di ampliamento, voluti soprattutto da Carlo Emanuele II. I documenti del 1611 mostrano un piano preciso che prevedeva un sistema articolato con caserme, alloggi per gli ufficiali, una chiesa, una torre di vedetta e numerose postazioni di artiglieria. La fortezza era autosufficiente, un vero e proprio villaggio militare in grado di ospitare una guarnigione stabile e pronta a difendersi. I governatori del luogo erano scelti con cura e sottoposti a controlli rigorosi, a conferma dell’importanza strategica del luogo. Nei secoli successivi il Forte di Ceva fu testimone di numerosi episodi bellici. Respinse assedi spagnoli nel 1638 e nel 1649, e resistette nel 1707 agli attacchi delle truppe gallo-ispaniche.


Tuttavia fu nel 1796 che la sua storia subì una svolta drammatica: Napoleone Bonaparte, durante la prima campagna d’Italia, pretese la resa del Forte. Nonostante la tenace resistenza del governatore Tornafort, la firma dell’armistizio di Cherasco costrinse i piemontesi alla cessione della fortezza, che fu poi definitivamente smantellata nel 1801 per ordine dello stesso Napoleone. Le operazioni di distruzione furono imponenti: vennero predisposti oltre cento barili di polvere da sparo e le esplosioni simultanee fecero crollare buona parte delle strutture. Ciò che resta oggi sono ruderi carichi di fascino, porzioni di mura, gallerie scavate nella roccia e una torretta superstite che si erge solitaria a custodire il ricordo di un glorioso passato. Oltre alla sua importanza militare, il Forte è legato a storie e personaggi straordinari. Tra questi si ricorda la figura di Bianca di Alba, soprannominata la “buona fata del Forte”, che durante un’epidemia si prese cura dei soldati malati con dedizione e coraggio. La sua memoria è ancora oggi onorata da una lapide che ne celebra l’altruismo. Nelle sue prigioni fu rinchiuso anche Pietro Giannone, celebre giurista e autore dell’“Istoria civile del Regno di Napoli”, perseguitato per le sue idee riformiste. E ancora, nel 1706, la regina Anna d’Orléans, consorte di Vittorio Amedeo II, trovò rifugio proprio tra queste mura, durante l’assedio di Torino.