ANTICHI VITIGNI DEL CUNEESE

Il Piemonte è terra di grandi vini, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. La provincia di Cuneo, oltre ai celebri vigneti delle Langhe, custodisce nel suo territorio pedemontano alcuni vitigni autoctoni che si stanno via via affermando tra gli intenditori, confermando, se ce ne fosse bisogno, la grande competenza vitivinicola cuneese. 

À ne pas manquer

Pelaverga

Quagliano

Nebbiolo di Dronero

Ormeasco

Cardìn

La principale area di produzione dei vini denominati Colline Saluzzesi comprende il territorio dei comuni di Pagno e Piasco per intero e parte del  territorio dei comuni di Castellar, Brondello, Saluzzo, Manta, Verzuolo, Costigliole Saluzzo e Busca. Quest’area è particolarmente favorita dal punto di vista climatico e ha saputo conservare alcuni vigneti malgrado la forte concorrenza delle colture frutticole della zona. 

Il vitigno più antico secondo ricerche storiche documentate è il Pelaverga. Nel Cinquecento la Marchesa Margherita di Foix inviava ogni anno al Papa Giulio II “trenta bottalli, perché il bon vino gli piasia…..e che tanto bene faceva alla città di Saluzzo”.  Recentemente questo vino, grazie al duro lavoro e alla tenacia dei produttori locali, ha saputo conquistarsi un posto nel panorama vinicolo italiano, ottenendo la DOC nel 1996 sotto il nome di Colline Saluzzesi. Il vino, di colore rosso tenue, ha un profumo fine, delicato, fragrante e fruttato con sentore di ciliegia e lampone.

Altro vitigno autoctono caratteristico delle colline tra Busca e Saluzzo è il Quagliano. I bandi campestri della città di Busca del 1721 riportano il riferimento all’uva Quagliano; da quel momento si ritroverà in altri bandi dei comuni dell’area. Un tempo l’uva, molto ricercata, era venduta ai mercati dei paesi vicini in quanto era apprezzata per le qualità organolettiche. Il vino, di colore rosso tenue, ha un profumo delicatamente vinoso con sentore di viola e con aroma gradevole e caratteristico, un sapore amabile e dolce, di medio corpo, fruttato e talvolta vivace. 

Come non ricordare il nebbiolo di Dronero, oggi registrato chatus, un vitigno di origine francese giunto in Piemonte in epoca medioevale, o l’Ormeasco, vitigno di uve Dolcetto che si ritiene essere stato importato dai Saraceni nell’anno Mille a Ormea (da cui prende il nome) e che dà origine all’Ormeasco sciac-trà, un vino rosato che contiene nella denominazione dialettale (sciac = pigiare; trà = tirar via) la descrizione dei tempi brevi di macerazione delle bucce tipici dei vini rosati. 

Antiche origini anche per il vino prodotto dall’uva Cardìn. Il primo riferimento storico su questo vitigno compare in un almanacco agronomico del 1787 nel quale il conte Nuvolone afferma che "Cardino dà buon vino". Il termine Cardìn, utilizzato prevalentemente nel monregalese si contrappone a Montanera, appellativo usato nel saluzzese. Dalle uve Cardìn si produce un buon vino da pasto che spesso accompagna le merende sinoire dei contadini delle pianure cuneesi. 

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